"Studiare conviene, ma in Italia conviene meno". Ecco il paradosso italiano

23 ottobre 2013

“Studiare conviene, ma in Italia conviene meno”. Con queste parole taglienti, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento alla decima edizione del Forum del Libro a Bari, segnala un paradosso tutto italiano.



Un paradosso che abbiamo imparato a conoscere sulla nostra pelle e sulla pelle dei giovani in questi anni di crisi economica. Mentre in Europa, le statistiche dimostrano che studiare “conviene” perché aumenta le possibilità di trovare lavoro e di avere una retribuzione maggiore (la media europea nel 2011 era di 86% di laureati impiegati contro il 77% dei diplomati), in Italia questa relazione tra livello di istruzione e lavoro viene meno. I laureati tra i 25 e i 39 anni, infatti, hanno la stessa probabilità di essere occupati dei diplomati (73%) e non percepiscono una remunerazione maggiore.

Il titolo del convegno, che ha riempito la platea del teatro Petruzzelli, era “Investire in conoscenza, cambiare il futuro”, ed è proprio questo che si auspica il ministro della Cultura, Massimo Bray, che nel suo intervento si è detto preoccupato per la grande mole di ragazzi, costretti ad andare fuori per costruire il loro futuro. Per questo è fondamentale rilanciare il sistema scolastico e universitario, anche per contrastare la dispersione scolastica, un’altra criticità della scuola italiana, visto che negli ultimi cinque anni 180 mila studenti hanno abbandonato la scuola prima di conseguire il diploma, quasi uno studente su tre.

A questo dato preoccupante, si aggiunge quello dell’analfabetismo tra adulti, come messo in evidenza dall’Ocse, il 70% degli italiani fatica a capire un testo. Che sia giunto il momento di tornare sui libri e prendere il diploma, magari con l’aiuto di un tutor esperto e dedicato?



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